Ogni anno cadono in prescrizione 18mila reati, un dato che evidenzia l'affanno della macchina giudiziaria pugliese. Un affanno legato soprattutto alla significativa carenza di personale. In servizio ci sono pochi magistrati togati, onorari, pubblici ministeri, ma soprattutto la pianta organica del settore amministrativo è ridotta all'osso. Le situazioni peggiori si vivono in periferia, ove vengono registrate le maggiori difficoltà a poter operare.
A tal proposito non sono confortanti i dati che emergono dal distretto della Corte di appello di Lecce (che comprende anche la sede distaccata di Taranto), ove gli sforzi si sono triplicati per poter sopperire ai vuoti di organico ed in particolare il personale amministrativo è costretto a svolgere singolarmente numerosi procedimenti, senza che vi sia neanche un minimo di riconoscimento da parte delle autorità governative, che invece addossano i ritardi e i problemi alla magistratura.
Il presidente della Corte d'Appello, Mario Buffa, ha relazionato sull'andamento della macchina giudiziaria nel distretto di Lecce, Brindisi e Taranto in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario svoltasi nel palazzo di giustizia di Lecce.
Per quanto riguarda i tempi dei processi, in un panorama nazionale che consegna al Paese una Giustizia spesso sull'orlo del collasso, la situazione nel distretto salentino non sembra essere delle più compromesse. Dalla relazione del giudice Buffa esce fuori una "macchina" che, sia pure a fatica, ha ripreso il cammino. Brindisi, soprattutto, è la città dove lo svolgimento dei processi ha fatto registrare una incoraggiante velocizzazione. Meno bene vanno le cose a Lecce, mentre Taranto è fanalino di coda, nel distretto.
Il presidente Buffa, tra l'altro, ha detto: "l'organico del personale togato, nonchè quello del personale amministrativo, risulta inadeguato a fronteggiare l'incremento della domanda di giustizia ed a smaltire l'arretrato"; e ha aggiunto: "la situazione a causa dell'esorbitante carico di lavoro su denunziato, è particolarmente allarmante per le sezioni lavoro dei distretti pugliesi".
In particolare, analizziamo alcuni punti salienti riguardanti le problematiche che è costretto ad affrontare il Tribunale di Taranto:
L'emergenza criminalità, pare un punto purtroppo sempre più dolente, dato che i processi per questi reati trovano una notevole difficoltà ad estinguersi.
Per quanto riguarda i reati contro la pubblica amministrazione, c’è un’apparente caduta verticale. Nel corso del 2010 alla Corte d'Appello non risulta definito né pervenuto alcun processo per corruzione o peculato. Non se ne commettono più perché in Italia sono diventati tutti improvvisamente onesti o su questo tipo di reati non si indaga più a sufficienza perché nei giudici pare subentrata una sorta di demotivazione o comunque è più difficile indagare?
Risposte, nella sua relazione, il presidente Buffa non ne dà. Ma sottolinea come lo stesso governatore della Banca d'Italia abbia denunciato «quali e quanti condizionamenti derivano oggi allo sviluppo dell'economia dalla diffusione della corruzione».
Per quanto riguarda il traffico dei rifiuti, si evidenzia la scoperta dei traffici transfrontalieri di rifiuti nel porto di Taranto.
Per la tutela dell'ambiente, il "caso Taranto" è in primo piano. Una città "aggredita" dall'inquinamento, dove la procura, è impegnata su più fronti. Un'inchiesta relativa a numerosi decessi «per malattie professionali dovute all'esposizione all'amianto. Ma i problemi ambientali di Taranto, si identificano con quelli della grande industria, l'Ilva in particolare. Sono in fase di risoluzioni varie indagini per fatti di inquinamento di gravità tale da giustificare il ricorso a fattispecie di reato particolarmente rilevanti». Accertamenti sono in corso, nel quartiere Tamburi, per individuare la sorgente del berillio, una pericolosissima sostanza cancerogena, che ha contaminato la zona.
Inoltre, la situazione nelle carceri a Taranto è esplosiva, «La condizione dei detenuti, va diventando sempre più drammatica e inaccettabile per un paese civile che deve garantire anche a chi è in debito con la società condizioni minime di vivibilità rispettose della sua dignità di persona». Il sovraffollamento delle carceri, invece, costituisce «un ostacolo all'attuazione di un serio programma di recupero». Una situazione che porterà probabilmente alla disperazione.
Tutto questo disagio da bollino rosso che viveva e vive oggi in maniera più accentuata la nostra giustizia, non è stato certo aiutato da uno dei più recenti decreti ministeriali come quello del novembre 2009, dell’attuale Governo, che provvedeva in maniera drastica ad effettuare dei tagli sulle piante organiche dei singoli uffici dell'Amministrazione giudiziaria e, come se non bastasse, a ridurre pesantemente le fasce retributive assegnate in organico alle singole strutture.
(Vincenzo Scarano)